Data di Pubblicazione:
2005
Abstract:
L’indagine sull’attività lavorativa rappresenta, per
il medico, un aspetto importante, nel corso della
raccolta anamnestica. E’ noto, infatti, che il tipo
di lavoro e l’ambiente nel quale questo si svolge,
possono avere una funzione determinante sullo
sviluppo dei sintomi e sulle modalità di risposta ai
trattamenti. Diversi fattori legati all’ambiente
lavorativo sono in grado di determinare l’insorgenza
di alcuna forme di cefalea, oltre che di
aumentare la frequenza e/o l’intensità di forme
preesistenti. (1-3).
La cefalea è certamente uno dei sintomi più
comunemente riscontrabili nella pratica medica
(4-5); essa rappresenta un disturbo fastidioso ed
invalidante per l’individuo che ne è affetto, oltre
che un peso rilevante per la società (6-8).
La cefalea, in particolare nella forma di emicrania,
è più frequente fra i soggetti di età inferiore
ai 55 anni (9), interessando quindi nella maggior
parte dei casi individui in età lavorativa. Sebbene
percepita come una patologia di minore importanza,
in quanto non riduce l’aspettativa di vita,
diversi studi hanno evidenziato che essa rappresenta
una comune causa di assenza dal lavoro e
di riduzione nella resa produttiva(10-12).
Studiare il possibile nesso esistente tra cefalea e
lavoro rappresenta motivo di crescente interesse
per la ricerca scientifica. Con il presente lavoro, è
nell’intento degli autori, richiamare l’attenzione
su questo peculiare aspetto della storia clinica,
delineando i punti principali da seguire nella conduzione
dell’indagine. Tale approccio risulterebbe
utile non solo al medico del lavoro, ma anche al
medico di medicina generale, primo referente clinico
per il paziente.
Tipologia CRIS:
1.1 Articolo in rivista
Elenco autori:
Pucci, Ennio; Simona, Buscone; Michelangelo, Bartolo; Armando, Perrotta; Arce, Leal; Sandrini, Giorgio
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