ID:
502821
Durata (ore):
40
CFU:
6
SSD:
LETTERATURA ITALIANA CONTEMPORANEA
Anno:
2024
Dati Generali
Periodo di attività
Secondo Semestre (24/02/2025 - 30/05/2025)
Syllabus
Obiettivi Formativi
Apprendere le forme di analisi e costruzione delle notizie, attraverso l'approfondimento di un tema, un lavoro collettivo di discussione e infine la scrittura. Apprendere i metodi e le pratiche per la costruzione di un prodotto editoriale-giornalistico.
Prerequisiti
Nessuno
Metodi didattici
Lezioni frontali, esercitazioni in aula, incontri e dibattiti con esperti esterni
Verifica Apprendimento
L'esame finale consiste nella discussione orale di un lavoro di gruppo attorno ai concetti del corso, usati come categoria di analisi e approfondimento di fatti di attualità, con una apertura internazionale. Le ultime lezioni del corso sono dedicate alla elaborazione collettiva (sul modello di una riunione di redazione) dei diversi argomenti e all'assegnazione dei lavori. In ogni caso, ogni gruppo concorderà con i docenti l'argomento del lavoro finale.
(I non frequentanti sono pregati di contattare i docenti con largo anticipo rispetto agli appelli d'esame).
(I non frequentanti sono pregati di contattare i docenti con largo anticipo rispetto agli appelli d'esame).
Testi
In preparazione dell'esame:
G. Bosticco e Marco Dotti (a cura di), Costellazioni. Sette lezioni sulla comunità. Milano, Guerini e Associati, 2021.
G. Bosticco, La cancel culture nel discorso geopolitico contemporaneo. Roma, Edicusano, 2023.
Simone Weil, Attenzione e preghiera, a cura di Marco Dotti. Meltemi, Milano 2024 (in corso di pubblicazione)
Chi non parteciperà al lavoro di scrittura per l'esame, dovrà integrare il testo precedenti con:
Guido Bosticco e Giovanni B. Magnoli Bocchi, Come i social hanno ucciso la comunicazione. Milano, Guerini, 2020.
G. Bosticco e Marco Dotti (a cura di), Costellazioni. Sette lezioni sulla comunità. Milano, Guerini e Associati, 2021.
G. Bosticco, La cancel culture nel discorso geopolitico contemporaneo. Roma, Edicusano, 2023.
Simone Weil, Attenzione e preghiera, a cura di Marco Dotti. Meltemi, Milano 2024 (in corso di pubblicazione)
Chi non parteciperà al lavoro di scrittura per l'esame, dovrà integrare il testo precedenti con:
Guido Bosticco e Giovanni B. Magnoli Bocchi, Come i social hanno ucciso la comunicazione. Milano, Guerini, 2020.
Contenuti
Il corso è diviso in due parti consequenziali.
Informazione, cultura, sguardo, conoscenza. Il caso della cancel culture.
Il rapporto fra storia e memoria (e oblio). Il rapporto fra memoria e luoghi. Il rapporto fra vedere e sapere. Il rapporto fra sapere e potere.
Questi quattro passaggi permettono, all’interno di un percorso che riguarda la costruzione di cultura nella comunità attraverso il discorso pubblico, di percorrere come caso di studio il fenomeno della cancel culture, per analizzarne non tanto le manifestazioni più eclatanti quanto le condizioni di possibilità.
La cancel culture opera una interdizione del pensiero, attraverso una modificazione del paesaggio estetico, che tende a modificare la memoria, la storia, lo sguardo e la conoscenza di una comunità. In una parola, la sua identità. È un atto (geo)politico che può svilupparsi solo in un contesto di iper-informazione. Ma il concetto di informazione è un frame sufficiente per interpretare questo modello di cultura contemporaneo? O forse servono altre categorie di analisi per comprenderlo?
La prima parte del corso si concentrerà sulle basi filosofiche, semiotiche e sociali che rendono possibili fenomeni di tentativi di modificazione culturale, come per esempio quello della cancel culture, a partire dalle corrette definizioni di termini spesso confusi.
Attenzione e memoria
Se l’economia concerne l’allocazione di risorse, in regime di scarsità «qual è la risorsa più preziosa nel contesto dell’economia dell’informazione?». Se lo chiede Richard A. Lanham nel suo The Economics of Attention (University of Chicago Press, 2006). È forse l’informazione, la risorsa più scarsa? O è l’attenzione, che l’informazione richiede per essere effettivamente elaborata, fruita, “consumata”? In un lavoro che ha segnato il passo in questo ambito, The attention economy. Understanding the new currency of business (Harvard Business School, 2001), gli specialisti di management Thomas Davenport e John Beck propongono un tool chiamato AttentionScape, per tracciare i flussi di attenzione. Se un tempo, scrivono Davenport e Beck, l’attenzione «era considerata un dato acquisito, ed erano beni e servizi a essere considerati portatori di valore, in futuro molti fra questi beni e servizi verranno offerti gratuitamente», in cambio di qualche minuto di attenzione.
Nel maggio del 2014, Microsoft ha pubblicato un rapporto e raccoglie i risultati di uno studio condotto in Canada tra il 2000 e il 2013. Il titolo è How does digital affect Canadian attention spans? e i dati presentati sono impressionanti. Nell'arco di soli tredici anni la soglia media di attenzione dei soggetti osservati si è ridotta di un terzo, passando da dodici a otto secondi. Otto secondi, ammonisce il rapporto, significa «un secondo in meno dei pesci rossi». L’attenzione è ingrediente necessario per la comunicazione. Ma gli stili di comunicazione digitali si nutrono di velocità. Al tempo stesso, per garantirsi efficacia (e velocità) questi stili comunicativi diminuiscono l’abilità di stare per più tempo concentrati. Cresce la ricerca di stimoli sempre nuovi.
Ma che cos’è l’attenzione e da dove nasce il suo legame con la memoria intesa come quel «piccolo miracolo del riconoscimento» (Paul Ricoeur) che, improvvisamente, ci riporta davanti agli occhi qualcosa che credevamo di aver irrimediabilmente perso? Questa parte del corso, analizzando le modalità attraverso le quali «le società ricordano» e i loro nessi con la storia dell’editoria, del libro e della lettura, si concentrerà in particolare sul fenomeno della perdita di attenzione partendo dall’analisi di alcuni testi, dedicati al tema, della filosofa Simone Weil.
Informazione, cultura, sguardo, conoscenza. Il caso della cancel culture.
Il rapporto fra storia e memoria (e oblio). Il rapporto fra memoria e luoghi. Il rapporto fra vedere e sapere. Il rapporto fra sapere e potere.
Questi quattro passaggi permettono, all’interno di un percorso che riguarda la costruzione di cultura nella comunità attraverso il discorso pubblico, di percorrere come caso di studio il fenomeno della cancel culture, per analizzarne non tanto le manifestazioni più eclatanti quanto le condizioni di possibilità.
La cancel culture opera una interdizione del pensiero, attraverso una modificazione del paesaggio estetico, che tende a modificare la memoria, la storia, lo sguardo e la conoscenza di una comunità. In una parola, la sua identità. È un atto (geo)politico che può svilupparsi solo in un contesto di iper-informazione. Ma il concetto di informazione è un frame sufficiente per interpretare questo modello di cultura contemporaneo? O forse servono altre categorie di analisi per comprenderlo?
La prima parte del corso si concentrerà sulle basi filosofiche, semiotiche e sociali che rendono possibili fenomeni di tentativi di modificazione culturale, come per esempio quello della cancel culture, a partire dalle corrette definizioni di termini spesso confusi.
Attenzione e memoria
Se l’economia concerne l’allocazione di risorse, in regime di scarsità «qual è la risorsa più preziosa nel contesto dell’economia dell’informazione?». Se lo chiede Richard A. Lanham nel suo The Economics of Attention (University of Chicago Press, 2006). È forse l’informazione, la risorsa più scarsa? O è l’attenzione, che l’informazione richiede per essere effettivamente elaborata, fruita, “consumata”? In un lavoro che ha segnato il passo in questo ambito, The attention economy. Understanding the new currency of business (Harvard Business School, 2001), gli specialisti di management Thomas Davenport e John Beck propongono un tool chiamato AttentionScape, per tracciare i flussi di attenzione. Se un tempo, scrivono Davenport e Beck, l’attenzione «era considerata un dato acquisito, ed erano beni e servizi a essere considerati portatori di valore, in futuro molti fra questi beni e servizi verranno offerti gratuitamente», in cambio di qualche minuto di attenzione.
Nel maggio del 2014, Microsoft ha pubblicato un rapporto e raccoglie i risultati di uno studio condotto in Canada tra il 2000 e il 2013. Il titolo è How does digital affect Canadian attention spans? e i dati presentati sono impressionanti. Nell'arco di soli tredici anni la soglia media di attenzione dei soggetti osservati si è ridotta di un terzo, passando da dodici a otto secondi. Otto secondi, ammonisce il rapporto, significa «un secondo in meno dei pesci rossi». L’attenzione è ingrediente necessario per la comunicazione. Ma gli stili di comunicazione digitali si nutrono di velocità. Al tempo stesso, per garantirsi efficacia (e velocità) questi stili comunicativi diminuiscono l’abilità di stare per più tempo concentrati. Cresce la ricerca di stimoli sempre nuovi.
Ma che cos’è l’attenzione e da dove nasce il suo legame con la memoria intesa come quel «piccolo miracolo del riconoscimento» (Paul Ricoeur) che, improvvisamente, ci riporta davanti agli occhi qualcosa che credevamo di aver irrimediabilmente perso? Questa parte del corso, analizzando le modalità attraverso le quali «le società ricordano» e i loro nessi con la storia dell’editoria, del libro e della lettura, si concentrerà in particolare sul fenomeno della perdita di attenzione partendo dall’analisi di alcuni testi, dedicati al tema, della filosofa Simone Weil.
Lingua Insegnamento
ITALIANO
Corsi
Corsi
3 anni
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Persone
Persone (2)
Docente
Docente
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